15 ottobre, D-Day.
Con un’operazione sincronizzata, scatta la fase finale dell’avanzata verso la ripresa economica e la rinascita nazionale. Entra in vigore l’obbligo generalizzato di Green Pass, che certifichi guarigione recente, vaccinazione o tampone nelle ultime 48 ore, e si apre il processo di rientro in presenza di tutti i lavoratori della PA. Alle spalle la catastrofe della pandemia e della sua gestione, con un tasso di mortalità che ci vede al primo posto nel ricco Occidente accanto agli USA di Trump e non distanti dalle performance dell’America Latina. Dimenticare gli ospedali pieni, le scuole vuote, le morti e i contagi sul lavoro alle stelle nonostante le chiusure generalizzate. Dimenticare le responsabilità di una classe dirigente che ha fallito l’ennesima prova.
Riscopriamo il gusto del futuro, al bando le cupezze del passato!
L’introduzione del Green Pass è esplicitamente motivata con l’intenzione di riaprire tutto e di allentare le misure di contenimento del rischio di contagio sui luoghi di lavoro e negli spazi pubblici di aggregazione (trasporti, scuole, cinema, palestre e teatri).
Aumenta la capienza massima ammessa negli autobus, nei treni e nelle metro; aumenta il numero dei lavoratori che possono essere presenti nella stessa stanza: in Istat da oggi saranno ammesse 2 persone nella stessa stanza, con mascherina e finestra aperta, sempre che i bordi delle scrivanie siano almeno ad un metro e mezzo di distanza. Nonostante l’incertezza sull’evoluzione dell’epidemia (resa ancora più acuta dall’assenza di un’indagine epidemiologica continua sulla popolazione, che esiste in altri paesi ma non in Italia), sulla durata della protezione dei vaccini, sulla stessa sostenibilità logistica di una riapertura generalizzata nei centri urbani delle grandi città.
Il Ministro Brunetta, incapace in 6 mesi di predisporre un monitoraggio serio della PA e di valutare le differenze specifiche nella capacità di erogare servizi nel quadro dell’emergenza e incurante degli investimenti fatti per rendere praticabile e efficiente il lavoro agile, dà 15 giorni di tempo alle singole amministrazioni per stabilire piani di rientro che rendano “prevalente” per tutti il lavoro in presenza, che torna a essere l’unica modalità ordinaria della prestazione lavorativa nella PA.
Dimenticate le amare verità che la pandemia ha messo a nudo, le lacrime di coccodrillo sullo stato pietoso dei nostri servizi pubblici, i giuramenti sul “niente sarà più come prima”! Il futuro che questo governo ha in mente assomiglia in modo inquietante al passato che abbiamo alle spalle.
Saremo ecologici, ridurremo le disuguaglianze, rispetteremo i diritti dei lavoratori, finanzieremo scuola, sanità, trasporti. Domani, però: per oggi testa bassa, sacrifici e obbedienza. Aveva ragione Greta Thunberg, quando ricordava qualche giorno fa al nostro presidente del consiglio che le parole dei leader occidentali sono degli ipocriti “bla,bla,bla”.
Lo scontro sul Green Pass, con la normativa più rigida di Europa e con la minaccia della sospensione e del licenziamento su un’estrema minoranza dell’insieme dei lavoratori, è una vera e propria arma di distrazione di massa: si individua un nemico pubblico inesistente per assolversi dai propri peccati.
Siamo chiari: i vaccini sono, ad oggi, lo strumento principale per contenere e superare la pandemia, i numeri dimostrano che funzionano e che sono sicuri (anche se abbiamo bisogno di tempo e ricerca per capire molti dettagli sulla protezione fornita). Siamo immuni al delirio complottista. Però il pugno di ferro contro i pochi riottosi alla vaccinazione è un precedente inquietante e al tempo stesso un viatico al ridisciplinamento di tutti i lavoratori. I renitenti alla guerra del PIL sono avvertiti.
Vogliamo che la salute sia davvero garantita sui nostri posti di lavoro, che le misure di sicurezza siano effettive e che siano assicurate verifiche sulla situazione epidemiologica, ad esempio con un piano di tamponi gratuiti e periodici per tutti i lavoratori. Vogliamo che gli investimenti e le esperienze accumulate sul lavoro agile siano riconosciute e diventino stabili, e che il recupero dei tempi di vita e di libertà sia confermato anche nel graduale rientro alla normalità. Vogliamo investimenti e risorse sul reclutamento, sulla formazione e sulle carriere, sul salario, sulla qualità della statistica pubblica che abbiamo difeso e garantito anche in questi mesi e in queste condizioni.
COORDINAMENTO LAVORATORƏ DELLA STATISTICA PUBBLICA
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