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Le profezie del Ministro e l’indipendenza dell’ISTAT

Aggiornamento: 4 feb 2022

Sabato 29 Gennaio le agenzie battono un virgolettato del Ministro Brunetta:

“Lunedì l’Istat ufficializzerà il dato sulla crescita del Pil […] La crescita nel 2021, presumibilmente, sarà del +6,5%. Questa crescita, superiore a qualsiasi previsione elaborata a inizio anno, è la sommatoria di tassi di crescita positivi in tutti e quattro i trimestri dell’anno appena concluso, compreso il quarto che, su base congiunturale, dovrebbe segnare un +0,6%”. Due giorni prima era stato il ministro Daniele Franco a parlare di una crescita assestata al 6,5% per il 2021. Non è un inedito assoluto che i Ministri dell’Economia diano numeri di previsione sul PIL, perché il MEF dispone di un insieme di modelli previsionali con cui supporta l’azione dell’esecutivo, anche se la stima del PIL, secondo la metodologia ufficiale approvata da Eurostat, è competenza dell’Istat. Nel 2018 anche Pier Carlo Padoan aveva fatto dichiarazioni simili che vennero poi smentite dalle stime dell’Istat più basse di quelle fornite dal rappresentante del Governo.


È invece inedito e assolutamente preoccupante che a preannunciare i numeri del PIL due giorni prima del calendario fissato sia stato il ministro della Funzione Pubblica, che presiede il Ministero vigilante il nostro Istituto. Il Ministero della Funzione Pubblica non ha strutture che gli consentano di fare previsioni autonome, e solo nei giorni successivi l’Ufficio stampa del Ministero della Funzione Pubblica ha precisato che si trattava della stessa fonte MEF citata da Franco.


Brunetta avrebbe dovuto precisare, nella sua stessa dichiarazione, che parlava di stime governative senza confonderle con l’annuncio ufficiale dell’Istat. Le sue dichiarazioni di sabato facevano infatti pensare ad ottime capacità divinatorie visto che 6,5% è un numero che esce fuori anche da revisioni dei trimestri precedenti che sono state effettuate, e di cui Brunetta non poteva essere a conoscenza. In ogni caso Brunetta avrebbe dovuto astenersi, visto il suo ruolo, da ogni dichiarazione precedente il dato ufficiale, perché l’Istat non “ufficializza” calcoli fatti dal governo, ma produce stime con metodologie scientifiche indipendenti decise seguendo standard internazionali.


Ci sembra un episodio che viola molte prescrizioni della Carta di Qualità della Statistica Europea (l’indipendenza degli istituti nazionali di statistica e di Eurostat da ogni interferenza esterna, politica o di altra natura; la netta distinzione tra le dichiarazioni della politica e la diffusione di dati statistici ufficiali, la calendarizzazione preventiva delle diffusioni e la segretezza delle stime fino al momento della diffusione), che servono ad allontanare anche il solo sospetto che possa esserci una relazione tra Istituzioni politiche e istituti di Statistica.

L’Istat è al servizio del Paese e non del governo di turno, quale che esso sia.


Preoccupa che nessuna dichiarazione sia stata fatta da parte della nostra dirigenza a difesa dell’indipendenza e del lavoro dell’Istat: un altro allarmante segnale della crisi organizzativa e gestionale in cui è precipitato il nostro Istituto sotto la presidenza Blangiardo.


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