Nella giornata di oggi, 30 gennaio 2019, è stata posta in votazione presso le Commissioni affari costituzionali di Camera e Senato la nomina di Gian Carlo Blangiardo a Presidente dell'Istituto nazionale di statistica.
L'accordo in aula, arrivato dopo numerosi rinvii, è stato preceduto da lunghi mesi di indiscrezioni giornalistiche, sconfessioni opportunistiche e trattative politiche all’ultima poltrona: una vergognosa opera di spoils system conclusasi con una vera e propria spartizione tra 5S (che non intende rinunciare alla Consob) e Lega (che è finalmente riuscita a blindare il proprio candidato alla massima carica dell'Istat).
Il nome di Blangiardo era già circolato in luglio, in anticipo rispetto alla call voluta da Funzione Pubblica a garanzia delle regole di trasparenza e imparzialità richieste da Eurostat e prima ancora che fosse nominata la commissione incaricata di valutare le manifestazioni di interesse presentate.
Poi, il silenzio, in spregio alla tanto decantata trasparenza, cara ai cinque stelle.
Le uniche informazioni rese pubbliche sono il frutto del ricorso alle procedure di accesso civico generalizzato avanzate dal Coordinamento dei Lavoratori della Statistica Pubblica che - pur non riuscendo ad accedere ai verbali della commissione di valutazione e alle manifestazioni programmatiche - ha ottenuto la tardiva pubblicazione della lista dei candidati.
A seguito della mobilitazione, interna ed esterna all’Istituto, che ha evidenziato la totale inadeguatezza al ruolo del prof. Blangiardo, la candidatura sembrava essersi arenata per mancanza di consenso all’interno della maggioranza di Governo.
Ancora una volta la logica di lottizzazione ha prevalso sopra ogni possibile merito.
Contro tale logica, nulla hanno potuto i lavori di approfondimento e denuncia sull’iter di nomina e sul profilo del candidato giunti da più fronti.
Nulla hanno potuto i due dossier, sull'uso distorto dei dati e sull'audizione del Prof. Blangiardo, redatti dall'assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori Istat e recapitati a tutti i membri delle commissioni parlamentari, ai presidenti di Camera e Senato e al Presidente della Repubblica.
Nulla ha potuto la raccolta firme, che tra le duemilasettecento raccolte in poche ore, annovera accademici e ricercatori di diverse università italiane e istituti di ricerca europei, preoccupati da un candidato più attento a rispondere ai desiderata propagandistici del ministro dell’Interno sulle politiche migratorie che al rigore della ricerca statistica.
Nulla ha potuto la mobilitazione delle donne della rete Non una di meno che, in occasione del corteo nazionale del 24 novembre contro la violenza di genere, hanno aspramente contestato l’ipotesi di un candidato con posizioni retrograde sulle libertà di scelta, supportate da un uso farsesco e distorto dei dati su natalità e aborto.
Eppure questi mesi di mobilitazione non sono stati inutili: il velo che intendeva coprire un’operazione esplicita di occupazione politica dell’Istat è stato squarciato e di certo il nostro impegno a denunciare pubblicamente l’inconciliabilità tra la condotta ideologica del prof. Blangiardo e la sua nuova carica istituzionale non si ferma qui.
Consapevoli della complessità della fase che, con questa nomina, si apre oggi dentro il nostro Istituto, delle macerie che sono state prodotte nel quadriennio precedente con la modernizzazione guidata dal Presidente uscente Giorgio Alleva e dal Direttore Generale (ancora in carica) Tommaso Antonucci e degli esiti esplosivi che deriveranno dalla loro sommatoria, ci dichiariamo fin da ora pronti a contrastare ogni tentativo di strumentalizzare il nostro lavoro a fini governativi.
Lo faremo dalle pagine di questo blog, sui nostri posti di lavoro, in ogni momento di partecipazione che proveremo a moltiplicare.
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