Trasferiti e abbandonati nella nuova sede dell'EUR
“La nuova sede dell’Istat di Piazza Marconi è bellissima!”, ha dichiarato l’estate scorsa con energia il direttore generale Antonucci, sorvolando sul fatto che la porzione di immobile presa in affitto da Eur Spa non è adatta ad ospitare uffici per le oltre 200 persone che lì prestano servizio tutti i giorni.
La “nuova” sede è stata ricavata riadattando un edificio progettato nell’ambito dell’Esposizione Universale di Roma del 1942, per ospitare il Palazzo dell’Arte Antica, uno dei quattro musei che affacciavano sulla Piazza Imperiale (oggi Piazza Guglielmo Marconi).
Dal dopoguerra in poi, lo stabile ha subìto numerosi rimaneggiamenti in funzione delle diverse destinazioni che ha accolto e che ancora accoglie: uffici pubblici e privati, banche, ristoranti, bar, sale convegni e anche una discoteca. Molti colleghi probabilmente hanno avuto modo di recarvisi quando parte del palazzo era ancora adibita ad Ufficio elettorale del Comune di Roma.
Così vicini così lontani
L’accesso dal piano stradale di Piazza Marconi o di Viale Civiltà del lavoro, fino ai tornelli dell’Istat, avviene dopo aver percorso circa cento metri all’interno dell’edificio, salito una rampa di scale che porta nel cortile interno e poi attraversato un altro centinaio di metri allo scoperto.
Una volta entrati, spostarsi nell’edificio è più complicato. Infatti la porzione che ospita gli uffici dell’Istat è suddivisa in tre livelli, che però non sempre comunicano internamente tra loro a causa di interruzioni strutturali. Il personale si trova ogni volta nelle condizioni di dover ragionare sul percorso più adatto da compiere, anche in funzione delle condizioni meteo.
Ad esempio per spostarsi all’interno del primo livello, dove i due lati dello stabile non sono comunicanti, occorre prendere un ascensore, salire di un piano (o due), percorrere i corridoi fino all’ascensore situato sul lato opposto e ridiscendere fino al primo livello. Un’alternativa esiste ed è quella di uscire e rientrare dal tornello posto dall’altra parte dell’ampio cortile (transennato per motivi di sicurezza), sempre sperando che non piova o che non sia una giornata torrida, come quelle dell’estate scorsa. In tali condizioni, immaginiamo che le prove di esodo saranno tutt'altro che banali.
Si tratta evidentemente di una soluzione pratica (!), soprattutto se l’esigenza, ostentata dall’amministrazione, è quella di lavorare gomito a gomito con colleghi dello stesso servizio, oppure quella di raggiungere il posto distaccato o ancora la sala adibita al consumo dei pasti (40 mq scarsi, senza finestre, per oltre 200 persone).
Se vuoi rimanere all’Eur, paghi
E qui arriviamo alla seconda nota dolente della sede: l’assenza di un servizio mensa e bar.
Questa è l’unica sede Istat di Roma, che quindi accoglie un numero considerevole di dipendenti, in cui non è possibile consumare un pasto internamente, controllato e a prezzo calmierato.
Questo fatto comporta una spesa mensile non trascurabile a carico dei colleghi che vi lavorano, poiché mangiare presso le attività commerciali della zona costa mediamente più di 7 euro e porta con sé anche un debito orario quotidiano, data l’elevata densità di uffici e le conseguenti attese (Inps, Poste Italiane, Roma Capitale, Ministeri, etc.). Dal 1 gennaio 2019, peraltro, sono aumentati i prezzi e veute meno le scarse convenzioni stipulate dagli esercenti con l'Istat solo a titolo di "benvenuto".
Nei mesi scorsi ci siamo fatti carico di cercare valide soluzioni alternative, presentando all’amministrazione due proposte.
La prima è quella di stipulare una convenzione con mense di enti limitrofi (ad esempio l’ICE-ITA/AgID di Via Liszt 21). Questo ente, da noi segnalato per essere il più vicino, ha risposto di non avere capienza sufficiente. Non ci risulta tuttavia che siano state cercate dall’amministrazione altre strutture analoghe.
La seconda è l’attivazione del codice 260 che consentirebbe l’effettivo consumo del pasto in mezzora, al netto dei tempi di trasferimento presso il punto ristorazione (ad esempio 10 minuti ad andare ed altri 10 a tornare). Ma ad oggi l’Istat non si è ancora voluto assumere la responsabilità di applicare questo codice, previsto dal regolamento del nostro orario di lavoro già dal 2008 (e in questi giorni messo in discussione in chiave principalmente autoritaria).
Questo produce una disparità nei confronti del personale della sede di Piazza Marconi, che si traduce in una riduzione concreta dello stipendio.
Il dato di fatto, trapelato anche nel corso degli incontri avuti con il DG, è che il personale debba pagare lo scotto di non aver appoggiato la scelta avanzata due anni fa dall’amministrazione rispetto ad una altra sede più centrale.
In ogni caso riteniamo che l’amministrazione, una volta assuntasi la responsabilità di mantenere una sede nella zona EUR, debba far sì che questa abbia caratteristiche paragonabili a quelle delle altre sedi.
Comfort, discomfort e rischio per la salute
Ma non è finita qui. Il trasferimento intempestivo del personale assegnato alla sede di Piazza Marconi ha comportato anche altre criticità, alcune di carattere temporaneo ed altre di carattere permanente.
Avendo già sperimentato un trasloco dalla sede di Via Ravà a quella di Viale dell’Oceano Pacifico in occasione dei Censimenti 2011, possiamo affermare che stavolta la messa in atto del trasferimento si è manifestata in tutta la sua irrazionalità, complice sicuramente un’accelerazione finale impressa allo scopo di risparmiare qualche mese di affitto della vecchia sede, ormai vuota per i due terzi della capienza. Ma l’adozione del Piano della mobilità 2016-2018, in diverse altre occasioni "inspiegabilmente" slittato e disatteso, risale al Luglio 2016 ed il tempo per organizzare al meglio lo spostamento di cose e persone sarebbe stato più che sufficiente.
A sei mesi dal trasferimento, avvenuto il 1 luglio, è possibile redigere una lista delle maggiori criticità ancora irrisolte.
1. Rumore dovuto all’impianto di condizionamento dell’edificio
Molte stanze di colleghi, oltre all’area fumatori e all’area “relax”, affacciano su questo impianto (ascolta qui sotto l'audio del video).
2. Disponibilità di aria diretta e climatizzazione
Le stanze del livello mezzanino (ricavato tra il primo ed il secondo) sono quelle che più soffrono della mancanza di aria diretta. L’areazione di queste stanze, non essendo presente un impianto di aria forzata, verrà garantita in futuro dall'apertura delle vetrate della facciata principale con un sistema a vasistas (cerniere sul lato inferiore e apertura verso l'interno). Tale intervento è subordinato all'autorizzazione della Sovrintendenza, ancora non pervenuta. Da quanto ci è stato riferito, quando il Comune di Roma occupava questi spazi, tali locali erano adibiti ad archivio.
Da sottolineare inoltre che l'impianto di climatizzazione, estiva ed invernale, ancora non è funzionante in tutte le stanze ed è tuttora in fase di messa a punto.
3. Disponibilità di luce naturale
Oltre alle stanze del primo livello e del mezzanino anche alcune stanze del secondo livello non sono dotate di luce naturale diretta, ma solo indiretta proveniente da finestre poste nei corridoi.
4. Pericolosità degli spostamenti nel cortile di accesso
La zona del cortile, di competenza della proprietà, è un percorso ad ostacoli. La struttura “temporanea” rialzata ad uso pavimentazione che circonda la parte del cortile ad oggi praticabile, nei giorni di pioggia crea pozzanghere sul rivestimento bullonato in gomma e costituisce quindi un attentato all'incolumità di persone e cose. Lo stesso pericolo si corre passando accanto ai bandoni in ferro posti come barriera della parte interna del cortile, a rischio ribaltamento nei giorni ventosi.
Peraltro, il cattivo stato di manutenzione della pavimentazione del cortile è causa di infiltrazioni e di caduta di materiale al piano sottostante.
5. Insufficienza di spazio
Se lo spazio previsto per il personale Istat è esiguo, lo è ancor meno quello per il personale della logistica e delle pulizie, ai quali è stato assegnato un unico ambiente di 34 mq (promiscuo e sottodimensionato).
6. Acquisizione dei locali al piano terra
Da ultimo, siamo ancora in attesa di conoscere l’esito ufficiale della nuova proposta di acquisire in locazione anche i locali al piano terra di Piazza Marconi. La prima proposta economica avanzata mesi fa dall'Istat ad EUR spa non è stata accolta. Allora il Direttore Generale dichiarò di dover tornare a riferire in Consiglio e di voler effettuare anche un ulteriore approfondimento nel bilancio ISTAT.
Riteniamo che i locali posti al pian terreno siano indispensabili al fine di prevedere almeno un bar gastronomia e ridistribuire, aumentandoli, gli spazi dedicati a sala per il consumo dei pasti, logistica, pulizie, sale riunioni o formazione, e di installare i tornelli in posizione unica e più razionale, rispetto ai due ingressi dell’edificio.
Riguardo a ciascuna delle criticità citate, abbiamo avanzato richieste precise all’amministrazione tramite le RSU. Ma nonostante le reiterate proposte e sollecitazioni, ancora si fanno attendere le misure, atte a migliorare la vita lavorativa del personale.
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