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Fuori orario (d'ufficio): cinema e lavoro dai Lumière a Loach

Aggiornamento: 27 lug 2020

Siamo in un momento di ridefinizione dei rapporti di lavoro e senza entrare nel merito della discussione (lo abbiamo fatto sfiorandolo più volte sulle pagine de L’Improbabile, ci torneremo sicuramente in futuro), vorremmo proporre il tema attraverso il racconto che ne ha fatto il cinema nel corso della sua lunga storia. Una carrellata senza pretese, dettata dalla nostra sensibilità, senza alcuna presunzione di esaustività.

Il cinema e il lavoro sono due mondi solo apparentemente distanti. Sarebbe sufficiente andarsi a rileggere le cronache di questi mesi sulle difficoltà che stanno attraversando quei lavoratori che vivono sui set, ma la cui attività a stento viene menzionata, per comprendere come in realtà senza il mondo del lavoro non ci sarebbero attrici e attori da ammirare, né registi e registe da idolatrare. Parliamo di elettricisti, attrezzisti, parrucchieri, sarti, e tutti coloro che partecipano a questa straordinaria forma di arte collettiva che è il cinema.

Non a caso il cinema si presenta al mondo inquadrando i cancelli di una fabbrica. Siamo a Montplaisir, alla periferia di Lione, nello stabilimento degli “inventori del cinematografo”, che diventa location de La sortie de l'usine Lumière - L’uscita dalle fabbriche Lumière, il primo film nella storia a essere proiettato pubblicamente. La fabbrica, il luogo del lavoro per eccellenza, viene descritto attraverso la ripresa di donne con ampie gonne e smisurati cappelli, e di uomini che indossano una più sobria paglietta, alcuni dei quali intenti a spingere le loro biciclette, mentre oltrepassano i cancelli di una fabbrica alla fine di una giornata di lavoro. Dopo i dipendenti appare una carrozza tirata da due cavalli, dove probabilmente siedono i padroni, quasi a rimarcare la differenza gerarchica, con il portiere che, non appena il calesse oltrepassa l’uscita, interviene richiudendo prontamente i cancelli (da notare che non tutte le versioni riportano l’immagine della carrozza, per i più curiosi il link ad alcune versioni del film https://www.youtube.com/watch?v=BO0EkMKfgJI&feature=youtu.be). Parliamo della simulazione di una scena di vita quotidiana di fine Ottocento, perché quei 45 secondi che segnano la durata complessiva del film, sono stati con ogni probabilità pensati e costruiti precedentemente alle riprese, invitando gli operai a farsi attori, e quindi a ripetere quella storica scena diverse volte, ribaltando l’anatema che ogni lavoratore è costretto a vivere ogni giorno, perché costretto a varcare quei cancelli per tutta la vita lavorativa, purtroppo passando necessariamente prima per l’entrata.

Il mondo del lavoro, quindi, come punto di partenza della storia del cinema. L’operaio, però, non può essere felice di mettere in scena se stesso, idealizzando la felicità della fine della giornata lavorativa. La differenza tra operaio e padrone sta nella carrozza trainata dai due cavalli dei Lumière, ma anche nelle durissime condizioni di lavoro cui sono costretti gli operai di inizio Novecento. Per questo l’ingiusto licenziamento di uno di loro nella Russia proto industriale di inizio Novecento dà vita a una delle rivolte più esaltanti della storia del cinema. Siamo nel 1924 quando Sergej Michajlovič Ėjzenštejn filma il suo primo lungometraggio, dal titolo inconfondibile: “Sciopero”. Qui non c’è più quella novità del movimento che rende emozionante la pellicola, ma l’intensità delle immagini e il lavoro autoriale del regista. La ribellione sarà sedata, ma la Rivoluzione è alle porte…

Una contrapposizione, altrettanto netta, è quella che Fritz Lang nel 1927 decide di trasferire con tutta la sua carica alienante in una città futuristica dove tutto è fin troppo definito: da una parte gli sfruttati (gli operai), dall’altra chi sfrutta (i padroni)! Il film è ambientato nel non più lontano 2026, dove un gruppo di ricchi industriali governa la città di “Metropolis” dai loro grattacieli e costringe al continuo lavoro la classe proletaria relegata nel sottosuolo cittadino.

Dall’altra parte dell’occidente cinematografico, il lavoro diventa una chimera, raffigurata dalle fertili terre californiane verso le quali si dirige la famiglia Joad, costretta a partire perché la loro fattoria è stata espropriata dalle banche. Parliamo di “Furore” film del 1940 diretto dal genio di John Ford e tratto dall'omonimo romanzo scritto da John Steinbeck un anno prima. Il contesto è quello della Grande depressione che porterà ai Joad, come a tantissime altre persone, soltanto sfruttamento, fame e morte.

Il cinema, dunque, sin dai primordi si è occupato di lavoro e di condizione umana. Ogni epoca storica ha avuto i suoi narratori, noi abbiamo fatto solo una piccola divagazione sul tema, ma tanto ancora ci sarebbe a dire. Ci fermiamo qui, ribandendo che i film che troverete sono solo una piccolissima parte di quelli che andrebbero ricordati, ma non si poteva che essere parziali. Siamo arrivati a scegliere 34 titoli, i primi 5 indicati come imprescindibili, i 29 di seguito come imperdibili. Tutti inevitabilmente improbabili.

GLI IMPRESCINDIBILI

1. La classe operaia va in paradiso 1971 Elio Petri

2. Metropolis 1927 Fritz Lang

3. La terra trema 1948 Luchino Visconti

4. Il pane e le rose 2000 Ken Loach

5. Il posto 1961 Ermanno Olmi

GLI IMPERDIBILI

1 L'uscita dalle fabbriche Lumière 1895 Fratelli Lumière

2. Sciopero 1924 Sergej Ejzenstejn

3. Tempi moderni 1936 Charlie Chaplin

4. Furore 1940 John Ford

5. Ladri di biciclette 1948 Vittorio De Sica

6. Riso amaro 1949 Giuseppe De Santis

7. Rocco e i suoi fratelli 1960

8. I compagni 1963 Mario Monicelli

9. La vita agra 1964 Carlo Lizzani

10. Omicron 1964 Ugo Gregoretti

11. La Cina è vicina 1967 Marco Bellocchio

12. La proprietà non è più un furto 1973 Elio Petri

13. Pane e cioccolata 1974 Franco Brusati

14. Fantozzi 1975 Luciano Salce

15. Norma Rae 1979 Martin Ritt

16. Riff raff 1991 Ken Loach

17. Grazie, signora Thatcher 1996 Mark Herman

18. Rosetta 1999 Jean-Pierre e Luc Dardenne

19. A tempo pieno 2001 Laurent Cantent

20. Il grande capo 2007 Lars von Trier

21. Tutta la vita davanti 2008 Paolo Virzì

22. We want sex 2010 Nigel Cole

23. Le nevi del Kilimangiaro 2011 Robert Guédiguian

24. L’intrepido 2013 Gianni Amelio

25. Due giorni, una notte 2014 Luc Dardenne, Jean-Pierre Dardenne

26. Smetto quando voglio 2014 Sydney Sibilia

27. La legge del mercato 2015 Stéphane Brizé

28. Il mio nome è Daniel Blake 2016 Ken Loach

29. Sorry, we missed you 2019 Ken Loach

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