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La locura

Aggiornamento: 27 lug 2020

Il panettone, il pandoro, il torrone. Un prosecco di marca medio-bassa, sorrisi confezionati con lo stesso cartone del croccante gusto cedrata, magari anche qualche canzoncina natalizia accennata a bassa voce. Tanti abbracci tra maglioni impallinati, quanti bicchieri di plastica rossa usati per brindisi estemporanei tra colleghi? <<E le ferie? Io a capodanno non mi muovo mai. Metto su Rai 1 e alla mezzanotte con Carlo Conti sparo il solito rauto nel cortile di casa>>. Questo era il festeggiamento pre-natalizio tra i colleghi ISTAT, cosi è stato per anni. Ci piace ricordarlo in questo modo. Ma perché ricordarlo? Cambierà forse qualcosa?


Mentre stai compilando il file excel del piano ferie, ponendo crocette furtive con somma soddisfazione, vedi un nuovo messaggio in arrivo nella posta elettronica. Anzi, due messaggi, uno a pochi giorni di distanza dall’altro, mittente “eventi@istat.it”, oggetto “SaveTheDate”, testo: << venerdi 20 dicembre a Roma presso il palazzo Atlantico (in viale dell’Oceano Atlantico 271D) ci sarà la prima Convention dell’Istat. Ricordati di segnarlo in agenda. La presenza all’evento coinciderà con la giornata lavorativa. Seguiranno dettagli>>. Possibili reazioni:

  1. è una mail di phishing. Cestinare, cestinare, cestinare;

  2. la locura

Il trip mentale dell’opzione 2 è immediato e devastante. La Standa, Bim Bum Bam, Marco Columbro, Eleonora Brigliadori, il robot Emilio, Drive In, la Milano “da bere” compaiono nella tua testa contemporaneamente come in un quadro dadaista. Colori sgargianti, basi musicali accattivanti, forse anche la buonanima di Cesarone Cadeo che sale sul palco per vendere un materasso. Poi razionalizzi, e forse è anche peggio: capisci che le tue non sono allucinazioni, ma visualizzazioni di qualcosa di più reale, di più probabile. Il direttore generale col cravattone modalità Immobil Dream e telefonone Grundig che sale sul palco sulle note di “Isn’t she lovely?” di Stevie Wonder, annunciato da un presenter lampadato giorgiomastrotizzato con la voce fuori campo di “Ballando con le stelle” (quella che dice “guillermoooooo mariottooooooooo”). Si presenta la “nuova squadra” della ri-ri-organizzazione, che non è la riorganizzazione dei balbuzienti ma la riorganizzazione della riorganizzazione, quella che mette tutti d’accordo: avanti, c’è una Direzione e un Servizio un po' per tutti, volemose bene namo avanti.

Quando tutto sta per assumere le forme e i toni della presentazione nel ritiro estivo di San Candido di una squadra di calcio neopromossa in Serie A, la tua mente è martellata da un suono di un cerca persone, che rimanda per associazione di idee ad un collega con addosso il principe di Galles dello zio, impegnato a mangiare avidamente un piatto di pennette alla vodka e cocktail di gamberi, gioendo per questa dirigenza ISTAT lavata con Perlana che celebra il nulla, ovvero sé stessa, ma lo fa con tutti i dipendenti, come un’unica vera sola grande famiglia.

Ora capisci veramente cos’è questo fantomatico evento al Palazzo Atlantico: è la “locura”, la pazzia, o meglio <<la tradizione, ma con una bella spruzzata di pazzia. Il peggior conservatorismo che però si tinge di simpatia, di colore, di paillettes. Smaliziata e allegra come una lambada>> (cit). Un Presidente e un Direttore generale che nella materiale impossibilità di raccontare un Istituto in balia degli eventi, incapaci di dialogare fruttuosamente con il loro personale sulle tante tematiche in discussione (valorizzazione del personale, piano di fabbisogno, conciliazione dei tempi vita-lavoro ecc. ecc. ecc.) puntano tutto sul maquillage, sul make-up, che a volte può assumere il fascino di un roboante organigramma pieno di inglesismi e posizioni dirigenziali ad personam, in altre la luce smarmellata di un riflettore sparata su un palco di una sala concerti adibita a festa aziendale, tutto condito dalla finta mega cornice per i selfie, come nei matrimoni. E poi tanti #, vagonate di #, carovane di #: #futurestatistics, #familyISTAT, #Christmasconvention, #together, #perfomance, #bigdata e chi più ne ha più ne metta. Magari ad ogni dipendente che entra potrebbe essere chiesto di inventare un #: #macestannoitramezzini? I tramezzini, sì, con i loro mille gusti, quel pane così morbido, quel sapore da festa di lavoro che rende tutti uguali di fronte al tonno e pomodoro o allo uovo e funghi. Pronti ad esser parte anche noi della locura, di una narrazione favolesca del nostro Istituto completamente artificiale, rassicurante e attraente, conservatrice ma allo stesso tempo tutta proiettata verso il futuro. Magari ci scappa anche il gadget souvenir.

Fine dell’esperienza lisergica, senza aver assunto neanche una sostanza (al massimo una merendina scaduta delle macchinette di Balbo 16). Quel << La presenza all’evento coinciderà con la giornata lavorativa >> ti turba, perché ha tutto il sapore di un obbligo a partecipare, e << seguiranno maggiori dettagli >> non fa che aumentare la tua ansia. Vorresti andare via dall’ufficio, ti senti Fantozzi il giorno prima della Coppa Cobram. Valuti di metterti in ferie per quel giorno, cerchi la fuga, ma la chimica del tramezzino t’ha già reso dipendente, seppur solo mentalmente per il momento.

<< Isn’t she lovely? Isn’t she wonderful? Isn’t she precious?... >> ti ronza per la testa mentre torni a casa. Un Istituto di musichette, sì, proprio di musichette..

Pepito Sbazzeguti

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